Previdenza
L’Associazione italiana dei Giovani Avvocati è intervenuta autonomamente nel giudizio promosso dinanzi al Tar Lazio dalla Cassa di previdenza forense nei confronti dei ministeri Lavoro, Economia e Giustizia contro la bocciatura dell’aumento del contributo integrativo dal 2% al 4% licenziato, insieme ad altre misure parametriche, nel marzo 2006 dall’ente previdenziale allora presieduto da Maurizio de Tilla. Secondo i Giovani Avvocati, il provvedimento ministeriale, adottato lo scorso 21 dicembre, è totalmente incoerente: se l’assenza di un intervento strutturale sul regime pensionistico è il presupposto su cui si fonda il diniego, non si comprende il “via libera” all’immediato aumento del contributo soggettivo dal 10% al 12%, misura assolutamente inidonea ad apportare un beneficio concreto al sistema. Valter Militi, Presidente dell’Aiga, osserva: «il Governo, non ritenendo l’autonomia normativa della Cassa forense, ha svolto un sindacato di merito, valutando negativamente le misure adottate dall’Ente pensionistico, ritenute inidonee a garantire stabilità al sistema. Tuttavia, contraddittoriamente, ha determinato la bocciatura del solo aumento del contributo integrativo». «Il provvedimento ministeriale – come puntualizzato da Armando Argano, legale incaricato dai Giovani Avvocati – incorre in vizio di motivazione, nella parte in cui non viene cassato, per le stesse ragioni, l’aumento della quota di contributo soggettivo, destinato a gravare su tutti gli Avvocati iscritti, senza contropartita alcuna, specialmente per i giovani». Militi, tuttavia, intravede qualche segnale positivo sul futuro della riforma, che passa attraverso il recupero della solidarietà infragenerazionale: «è importante che il neo Presidente della Cassa Riccardo Scocozza abbia inserito al primo punto del suo programma biennale la riforma strutturale della previdenza: colto il segnale di discontinuità, siamo pronti a riprendere il confronto».