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Intramoenia

Una situazione anarchica e un  inaccettabile livello di evasione fiscale. È quanto si legge nel rapporto finale della commissione Sanità del Senato che non esita a sottolineare come il meccanismo dell'intramoenia allargata, cioè la possibilità per i medici di lavorare in studio esterni convenzionati, possa dare adito a comportamenti opportunistici da parte dei professionisti.  Le Regioni non hanno approfittato poi dei fondi messi a disposizione e il sistema del lavoro in intramoenia dei medici non ha reso quanto poteva. La redditività media di un medico in questo regime di lavoro è intorno a 26 mila euro annui; nelle aziende del nord, questo valore è di oltre 38 mila euro, al centro circa 29 euro e al sud solo 8 mila euro. Il 95% dei 100 mila medici pubblici è in rapporto esclusivo ma le differenze geografiche sono ampie: 97,4% al sud, 93,1% al centro e 95,1% al  nord. Se si rapportano i medici che effettuano materialmente la libera professione in rapporto esclusivo la percentuale è del  59,1%; al sud solo il 45% contro il 65% del nord e il 64,7% del centro. La commissione chiede di fissare al dicembre 2008 la data ultima affinché l'attività libera professionale intramuraria si svolga completamente all'interno di strutture pubbliche. Entro il 31 luglio 2007 tuttavia i direttori sanitari  dovrebbero presentare documenti programmatici in cui sia  indicato il percorso che si intende intraprendere. Se i  programmi non saranno rispettati potrebbe essere nominato un  commissario ad acta da parte del ministero della salute. I dati parlano di un costo di 3 miliardi di lire per  l'indennità di esclusività con un ricavo di 1.375 miliardi di oltre corrisposti ai cittadini. Di questo ricavo l'87% è andato ai medici e il 13% alle aziende per i costi sostenuti.  Lo stesso ministro della salute Livia Turco si è impegnato con una lettera, come i parlamentari hanno più volte ricordato in commissione nel corso della seduta, a tener conto del documento finale prima di redigere il decreto legge che dovrebbe mettere un punto sulla situazione della libera professione intramuraria. In particolare dovrebbe dare uno stop alle deroghe, che si susseguono ormai da 8 anni, a svolgere la libera professione intramuraria negli studi privati.

Queste le proposte contenute nel documento:

- Entro il 31 luglio 2007 ogni direttore generale presenta piani di obiettivi aziendali per ogni singola unità operativa che riguardino l'attività libero professionale intramoenia (Alpi). Piani che dovranno essere approvati entro 30 giorni dagli assessori regionali che li certificano al ministero della Salute.

- Entro la stessa data dovranno essere presentati anche i piani di rientro dell'attività intramoenia allargata che dovrà essere obbligatoriamente sotto controllo entro dicembre 2008.

-  Se la scadenza non sarà rispettata sarà nominato un commissario ad acta per l'istituzione dell'Alpi.

- I piani aziendali  dovranno essere chiaramente esposti nell'ambito della struttura ospedaliera.

- I direttori generali hanno mandato di attivare spazi realmente intramurari, acquistati o affittati o presi in convenzione con spazi ambulatoriali funzionanti.

- Una commissione di sanitari che esercitano l'Alpi o il collegio di direzione daranno un parere sull'idoneità degli spazi individuati. Spazi che possono anche essere condivisi con l'attività ambulatoriale.

- L'attività intramoenia dovrà essere monitorata. I tempi di attesa per le prestazioni istituzionali non devono superare di due volte quelli medi per l'Alpi in ciascuna specialità.

- In caso di limitazione dell'attività intramoenia da parte dell'azienda il sanitario interessato potrà appellarsi al collegio di direzione o a una apposita commissione.      

 Scarica il documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sull’esercizio della libera professione medica intramuraria, con particolare

riferimento alle implicazioni sulle liste di attesa e alle disparità nell’accesso ai servizi sanitari pubblici approvato dalla commissione

 

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