Professioni
“Quale futuro per i
professionisti di relazioni pubbliche e del settore della pubblicità alla luce
del nuovo impianto normativo”.
di Laura Latini
La tavola rotonda di discussione tra alcuni deputati e le associazioni Ferpi, Assorel e Tp è stato un momento di confronto sulle libere professioni del settore della comunicazione e sulla necessità del loro riconoscimento professionale. E’ evidente che se non fosse possibile raggiungere il traguardo della riforma totale attraverso il “sistema duale” ordini da un lato e associazioni dall’altro, si potrebbe procedere in ogni caso ad uno stralcio per quest’ultime. “Bisogna dare regole certe al mercato per le nuove professioni emergenti” è stato il concetto di fondo ribadito da tutti gli attori del dibattito. “Bisogna essere allineati alle direttive dell’Unione Europea salvaguardando il mercato da una concorrenza sleale fatta da presunti professionisti che attualmente lavorano senza nessun riconoscimento professionale”. A introdurre i lavori il Vice Presidente Ferpi, Fabio Bistoncini: “Da anni Ferpi appoggia le iniziative legislative volte al riconoscimento delle associazioni non riconosciute, - anche attraverso una riforma complessiva come quella attualmente all’esame del Parlamento, di cui auspichiamo una prossima approvazione - sia attraverso l’approvazione di una normativa che si riferisca soltanto alla parte non ordinistica. Il riordino, per quanto riguarda il settore della comunicazione, permetterebbe una maggiore trasparenza e una valorizzazione delle qualità professionali delle relazioni pubbliche che possono accelerare il loro processo di legittimazione verso l’opinione pubblica e il mercato. Sulla stessa linea Furio Garbagnati presidente Assorel “Da sottolineare l’apprezzabile obiettivo raggiunto dalla tavola rotonda grazie al confronto sul nuovo impianto normativo che rappresenta indubbiamente un deciso passo in avanti in merito al tema del riconoscimento professionale con riferimento alle professioni che non coincidono con quelle già svolte tipicamente dagli ordini”, “E’ importante” - continua Garbagnati - “che una professione come quella dei comunicatori e delle relazioni pubbliche, trovi, anche a livello normativo, uno status giuridico definito e connesso al ruolo sempre più strategico che la professione sta assumendo nelle organizzazioni pubbliche e private è una necessità per il mercato e per la tutela degli utenti” Il nuovo impianto normativo - e i suoi riflessi sulla comunicazione - avranno delle conseguenze non solo sulla professione dei comunicatori, ma anche sui clienti, organizzazioni e utenti, come evidenzia Giuseppe Ardizzone, Vice Presidente TP: “Il mercato della comunicazione pubblicitaria – che in Italia vale 17 miliardi di euro - è animato oggi da una comunità professionale per la quale si rende necessario, senza istanze corporative, un legittimo riconoscimento. Questo per garantire, alle aziende, alla pubblica amministrazione, e ai consumatori qualità delle prestazioni, favorire lo sviluppo competitivo, in un clima di informazione trasparente.” (Questi gli elementi che di fatto hanno portato alla creazione di un disegno di legge governativo che possa in tempi brevi colmare questa lacuna legislativa e fortemente voluto dal ministro Mastella.) A delineare l’azione parlamentare (governativa) è intervenuta l’On.le Sandra Cioffi (Udeur) socia storica Ferpi: “A distanza di quasi dieci anni si è potuti pervenire ad un disegno di legge d’iniziativa governativa, che promuove una riforma complessiva delle professioni intellettuali e dei relativi ordini in tempi brevi con l’obbiettivo d’accelerare l’iter d’approvazione”. Il concetto è stato sostenuto anche dall’On. Pierluigi Mantini (Margherita-Ulivo) che ha sottolineato come “ si è usciti da una fase istruttoria, l’indagine conoscitiva fatta dalle audizioni è ora conclusa….la vostra professionalità rappresenta già un cambiamento che va regolamentato con urgenza” .Sempre sulla stessa linea anche l’On. Gino Capotosti (Udeur):”Bisogna sottolineare che la riforma delle professioni risponde soprattutto a delle esigenze di libero mercato nel quale gli ordini rappresentano un’eccessiva burocratizzazione un retaggio culturale che va snellito. Ben venga dunque il riconoscimento professionale delle associazioni concepito nel sistema duale”. Nel suo intervento, l’On Maria Grazia Siliquini (An) ha contestato l’ampia delega data al Governo: Una critica comunque costruttiva, rispetto all’urgenza delle regole per le nuove professioni: ”le associazioni vanno riconosciute e lo Stato ha il dovere di garantire i cittadini e questi di sapere con che genere di professionista si confrontano. Per questo ci vuole chiarezza”. L’On. Michele Vietti (Udc), protagonista attivo della riforma delle professioni anche nella passata Legislatura, in conclusione ha commentato: “La riforma delle professioni serve al paese; il sistema duale può funzionare nella logica della mediazione; il criterio con il quale il disegno di legge individua le associazioni mi piace poco e per questo penso i nodi da sciogliere sono ancora molti.” Insomma, la strada per l’approvazione sembra ancora un lunga. E non priva di ostacoli.