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Nuovi vertici per lo SNAMI (Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani). E’ il verdetto delle elezioni del XXVI Congresso Nazionale elettivo che si è svolto dal 15 al 20 maggio a Copanello di Stalettì (CZ). Il nuovo Presidente Nazionale è Mauro Martini, 52 anni, imolese d’origine ma Medico di Medicina Generale nell’hinterland Milanese.

Martini (nella foto) sostituisce Piergiuseppe Conti, Presidente Nazionale nell’ultimo triennio.

Ad affiancare il neo eletto presidente, Mauro Martini, ci saranno il vicepresidente esecutivo Francesco Pecora, 54 anni, medico di famiglia di Catania, gia' vicesegretario nel precedente direttivo, il segretario generale organizzativo riconfermato, Roberto Carlo Rossi, 43 anni di Milano e il vicesegretaro Angelo Testa, 41 anni di Torino, già responsabile della Scuola Quadri. L'altro vicesegretario Pasquale Orlando, 50 anni di Caserta, entra a far parte ex novo dell'Esecutivo così come Ildo Antonio Fania, 53 anni di Padova, nominato Tesoriere Nazionale. Confermato, inoltre, il responsabile della Comunicazione Snami, Stefano Attilio Nobili, 47 anni di Milano.

“Cambiamento nella continuità" è stata la parola d'ordine della lista Riscatto Medico, capitanata da Mauro Martini che ha spiegato di non volere mettere in discussione i fondamenti della politica sindacale seguita fino ad ora dai fondatori e di puntare a far crescere il peso politico e contrattuale dell'associazione. Sulla medicina generale "dobbiamo avere l'orgoglio – ha spiegato Martini - di difendere, sostenere ovvero riscattare la nostra attività. E non bisogna reinventare o peggio 'rifondare' nulla di quello che sia i medici che i cittadini già considerano di buon livello. E questo non solo nella medicina di famiglia ma anche in quella ospedaliera".

Nel dettaglio Martini propone 10 punti:

1) tutela della deontologia professionale della libera professione e del rapporto personale medico paziente;

2) rifiuto del compenso al risultato, specie se di carattere economico o legato al budget;

3) tutela degli iscritti;

4) difesa e valorizzazione della professione del medico come professione intellettuale;

5) difesa e valorizzazione dell'autonomia professionale e rifiuto dei ruoli non propri della professione medica;

6) recupero della gestione delle cronicità da parte della medicina generale con adeguato riconoscimento e incentivazione economica;

7) potenziamento del servizio di continuità assistenziale di emergenza sanitaria territoriale in termini qualitativi, quantitativi ed economici;

8) rivalutazione della medicina dei servizi come valore aggiunto per il cittadino: medicina scolastica, preventiva, etc.;

 9) valorizzazione e riconoscimento del ruolo del medico di medicina generale come educatore alla salute dalle scuole di ogni ordine e grado, alla formazione universitaria pre e post-laurea;

10) pressioni sulla parte pubblica perchè comunichi esattamente e per tempo al cittadino le scelte di carattere economico e sanitario. Ma anche creazione di un'alleanza con i cittadini-pazienti per influire concretamente nella scelta per le vere necessità assistenziali.

L’assemblea dei delegati ha infine deciso lo stato di agitazione e ha dato mandato al nuovo esecutivo di proclamare - nel più breve tempo possibile, per i medici convenzionati - l'astensione dal lavoro. I camici bianchi dello Snami contestano i progetti di riforma della medicina generale che mettono in discussione la libertà professionale dei medici di famiglia. Già lunedì il nuovo presidente dell'associazione sindacale, Mauro Martini, chiederà un incontro urgente con il ministro della Salute, Livia Turco. ''Se non saremo ascoltati - precisa Martini - attueremo le forme di protesta adeguate''. I medici di famiglia hanno preso atto ''della grave situazione e disagio in cui versa la categoria per la continua erosione del potere economico degli onorari'' e anche ''del fatto che contratti e convenzioni sono ormai da lungo tempo scaduti''. Secondo Martini, le proposte di parte pubblica sulle cure primarie, inoltre, ''sono inaccettabili - perché mettono a rischio l'autonomia del medico''. Non piace al sindacato, infatti, l'idea di raggruppare i medici di famiglia in strutture operative centralizzate (Unità di medicina generale e Case della Salute), ''seppure con la possibilità 'anche' di lavorare nel proprio studio'', continua Martini. ''In questo modo - dice il leader sindacale - oltre a mettere in crisi il rapporto medico-paziente, si cancella quella caratteristica peculiare di libera professione del medico di famiglia che è libero professionista quando gestisce anche la propria struttura. Mentre lavorare in strutture 'terze', è tipico della dipendenza''.
Altro problema è l'indicazione di ''allargamento delle cure primarie a figure non mediche. Mi riferisco a farmacisti e infermieri, che potrebbero, secondo i progetti di riforma del settore, gestire la sanità sul territorio facendo: prelievi, esami, visite. Non solo, quindi, i loro compiti specifici, prestazioni prettamente mediche. Non ci stiamo a farci 'scippare' queste prerogative''. Il progetto di riorganizzazione e potenziamento anche economico del Servizio di Continuità Assistenziale nelle 24ore, inoltre, secondo lo Snami, deve essere realizzato ''nel rispetto della specificità e delle peculiarità della medicina di famiglia e della continuità assistenziale''.

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