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Appare sempre più difficile evitare che alla prevista scadenza del prossimo 31 luglio si ponga termine all'attività extramoenia, cioè alla possibilità per i medici dipendenti di strutture ospedaliere di svolgere attività nel quadro del SSN in ambulatori ed altri ambienti esterni agli ospedali che non hanno potuto o saputo attrezzare i propri spazi interni per lo svolgimento dell'intramoenia. Il dato emerge dal dibattito svoltosi in Commissione Igiene sul ddl 1598 relativo sia alla libera attività professionale intramuraria ed esclusività di rapporto dei dirigenti del ruolo del SSN, sia alla gestione del rischio clinico e alla sicurezza delle strutture. Questi ultimi due aspetti saranno stralciati per dare vita ad un distinto ed organico provvedimento, ma sull'intramoenia (oggetto di un'ampia inchiesta parlamentare) le posizioni sono ancora molto differenziate e si prevedono numerosi emendamenti. Il testo, dopo il sì dei senatori, dovrà passare alla Camera ed è impossibile arrivare al varo entro il mese. Si rischia, quindi, lo stop all'extramoenia – con ulteriore aggravio delle liste di attesa - se il termine del 31 luglio non sarà nuovamente rinviato malgrado il no già espresso in merito da parte del Ministro Livia Turco. Sul tappeto ci sono molti problemi: dal libretto aziendale per le ricevute fiscali affidato ai singoli professionisti per eventuali consulenze esterne, la possibilità di aprire la partita Iva, l'eliminazione del tetto per le prestazioni libero professionali, l'ulteriore proroga nei tempi di rientro nelle strutture pubbliche, come vorrebbe la Cdl. Vero è che i punti di contatto, anche se pochi, non mancano. E che le modifiche proposte dal relatore vanno nella direzione indicata dal documento approvato dalla commissione (a larghissima maggioranza, fatti salvi Emprin di Rifondazione e Silvestri dei Verdi) in conclusione dell'indagine conoscitiva sulla Alpi: potrebbero quindi essere accolte dall'opposizione che più volte ha dichiarato l'intenzione di non voler fare ostruzionismo. Sia gli emendamenti della Casa delle libertà (gli azzurri Tomassini, Bianconi, Colli, Ghigo, Carrara, Lorusso; i senatori di An Cursi, Gramazio e Totaro; e Massidda, Dc per le autonomie) che quelli di Rifondazione, Sd, Verdi e Pdci, così come quelli del relatore prevedono il ricorso ai poteri sostitutivi (un commissario ad acta) nei confronti di quelle aziende che non si mettono in regola. Come pure l'obbligo di relazionare sui progressi nell'Alpi. Gli emendamenti firmati da Bodini ricalcano, come si diceva, alcune delle indicazioni contenute nella relazione approvata dalla commissione dell'aprile scorso. Così è per l'obbligo di redigere un piano aziendale sui volumi dell'attività istituzionale e di quella libero professionale; o la pubblicità adeguata che questi piani dovranno avere nei confronti degli utenti. Bodini chiede il monitoraggio dei tempi di attesa e l'attivazione di meccanismi di riduzione delle liste. E poi la garanzia che le prestazioni urgenti vengano fornite entro 72 ore dalla richiesta (così come pure chiede la sinistra dell'Ulivo). Rifondazione (Emprin e Valpiana), Verdi (Silvestri) e Sd (Iovene), che mercoledì prossimo terranno una conferenza stampa sull'argomento, indicano norme che rendono più vincolanti i paletti del percorso verso il rientro dell'intramoenia allargata. I senatori chiedono che le Asl producano un "dettagliato piano, corredato da cronoprogramma, per la realizzazione degli interventi". Chiedono che la deroga al decreto Bersani valga esclusivamente per le realtà per le quali è "adeguatamente dimostrato" l'assenza di strutture idonee all'Alpi. E solo transitoriamente, fino alla realizzazione di questi spazi e non oltre il 31 luglio 2008. La Casa delle libertà invece, con una serie di emendamenti, cerca di posticipare la scadenza indicata nel ddl Turco (tre le proposte: 36/24/18 mesi invece di 12). La sinistra di governo chiede che le convenzioni riguardino solo studi collettivi, e che questi vengano destinati all'esercizio misto (Alpi e attività istituzionale). Che le prenotazioni possano essere effettuate, in tempi distinti, anche negli stessi locali adibiti per la prenotazione del servizio pubblico. Che "venga programmato l'allineamento dei tempi di erogazione delle prestazioni in attività istituzionale ai tempi medi in libera professione". E chiede di rafforzare il tetto fissato da Turco per le prestazioni in regime Alpi ("non debbono superare, globalmente considerati, quelli eseguiti nell'orario di lavoro", recita il ddl 1598) col conteggio annuale (non devono superare "sul piano quantitativo nel corso dell'anno l'attività istituzionale dell'anno precedente"). La Cdl, invece, allarga la gestione delle prenotazioni anche a personale esterno all'Azienda, cancella il tetto, e chiede "i percorsi di prenotazione e contabilità, gli ambulatori e i posti letto destinati ai ricoveri per l'Alpi siano separati da quelli istituzionali”. Tra le novità proposte dalla Cdl, "l'affidamento ai professionisti del ricevutario aziendale per l'effettuazione di consulenze specialistiche presso altre strutture". La possibilità "per i dirigenti sanitari che svolgono attività libero professionale intramuraria, di aprire partita Iva". E, ancora, "l'istituzione della libera professione intramuraria in via autonoma per tutte le professioni sanitarie dipendenti non mediche del sistema sanitario nazionale (fisioterapisti, infermieri...)". Il relatore, che stamattina ha replicato alle osservazioni dei senatori sul ddl Turco, dice di avere "registrato una buona convergenza. Lavoriamo per il maggiore recepimento nel testo delle indicazioni della commissione, soprattutto sulla cogenza su quanto le Asl e le Regioni debbono fare". E afferma di voler arrivare "ad un documento di sintesi per raccogliere l'adesione di tutto l'arco" politico. Attendista il centrodestra: "Turco- dice Domenico Gramazio, capogruppo di An- al momento di varare il ddl, aveva già annunciato che avrebbe accolto le indicazioni della commissione. Così non è stato. Vediamo se c'è davvero la volontà del governo ad accogliere i nostri emendamenti". Emprin si augura "che non si ripeta quanto accaduto durante l'approvazione della relazione" sull'indagine conoscitiva (suo il voto contrario): "Bisogna- afferma- tenere insieme il diritto dei medici alla libera attività intramuraria con regole che garantiscano l'equità dell'accesso alle prestazioni e l'abbattimento delle liste d'attesa. Insomma: non si può tornare più indietro della Bindi".
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