Riforma della professione forense
“Lo stesso disegno di legge sulla riforma delle professioni sembra aver abbandonato la strada della legge delega per adottare la prospettiva della legge quadro, riconoscendo anche la possibilità di deroghe ai principi generali per le professioni ad evidenza pubblica – ha affermato il presidente dell’Aiga Valter Militi – Si tratta di un approccio positivo e più aderente alle necessità degli avvocati, e soprattutto dei cittadini”. L’Aiga ha riconosciuto la validità dell’impostazione dei ddl Calvi e Manzione su diversi punti cardine della professione forense, dalla pubblicità alle società professionali e multidisciplinari, fino al ruolo dei consigli dell’ordine, apprezzando in particolare l’intenzione di reintrodurre i minimi tariffari, pur con previsioni rigorose e dettagliate sulla loro derogabilità. “L’unico punto di profondo dissenso rispetto alle previsioni di questi disegni di legge – ha affermato Militi – sta nella previsione di una serie di sbarramenti anagrafici all’elettorato passivo nelle rappresentanze forensi. Si tratta di un’imposizione inaccettabile, perché oggi i giovani avvocati sono, per numero e spesso per qualità, la forza trainante dell’avvocatura e devono avere la possibilità di competere ad armi pari coi colleghi più anziani per la rappresentanza della categoria”. Sull’altro punto dolente costituito dall’accesso alla professione, l’Aiga ha richiamato la necessità di creare un orientamento dei flussi già in sede universitaria, per evitare che agli esami si presenti una pletora di aspiranti, dalla qualità non sempre elevata. Per Militi “allo stato, l’introduzione di una prova preselettiva di tipo informatico appare l’unico rimedio per rendere maggiormente gestibile l’esame di Stato, ma in prospettiva bisogna investire fortemente sul percorso formativo, puntando a rendere obbligatoria la frequenza delle scuole forensi e prevedendo verifiche costanti e serie del percorso formativo svolto. A quel punto l’esame sarà solo una verifica finale, e questo impedirà di assistere a certi fenomeni di malcostume recentemente assurti agli onori delle cronache”. Altre osservazioni sono state svolte in ordine alle previsioni dei disegni di legge in materia di società professionali e procedimento disciplinare, che in prospettiva dovrebbe essere affidato a organi diversi dai consigli dell’ordine. “L’avvocatura vuole adeguarsi ai tempi – ha concluso Militi – ma deve mantenere la propria identità fatta di autonomia, lealtà, probità ed indipendenza, senza cedere a derive mercantilistiche che non le consentirebbero di rendere il miglior servizio ai cittadini che vi si rivolgono.”