Giustizia
Antiriciclaggio, in Belgio la Corte Costituzionale da ragione agli avvocati: la normativa europea sulla materia è stata male interpretata “Nessun obbligo di denuncia in sede processuale e di consulenza stragiudiziale” “Prendiamo atto con soddisfazione che sono state riconosciute, sia pure in un altro Paese, le motivazioni sostanziali che già da anni l’Oua aveva addotto per contrastare una interpretazione erronea ed ultronea della normativa europea di riferimento in tema di antiriciclaggio, la quale esclude l’avvocato dall’obbligo di denuncia non solo in relazione al processo, ma anche in sede di consulenza stragiudiziale”. Così Michelina Grillo, presidente dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura, commenta la notizia apparsa sul quotidiano Le Monde (di seguito l’articolo) su una recente sentenza della Corte Costituzionale del Belgio (del 23 gennaio) sulla normativa europea in materia di antiriciclaggio. «In più occasioni – ha continuato la presidente dell’Oua - avevamo denunciato come non si potesse arbitrariamente incidere su materie di rango costituzionale, come il diritto di difesa, di cui il rapporto fiduciario assoluto tra avvocato e cliente è presupposto e manifestazione. Tale rapporto, come la pronuncia in commento ha riconosciuto espressamente, è irrimediabilmente compromesso dagli obblighi di segnalazione e denuncia ipotizzati, posti peraltro in assoluto contrasto con la deontologia forense. Anche su questo tema, come su altri, oggi possiamo dire che la ferma opposizione dell’Avvocatura alle modalità di applicazione a sé della normativa antiriciclaggio non era una mera reazione corporativa di pregiudiziale rifiuto – di cui siamo stati accusati - bensì frutto di una corretta sottolineatura dell’importanza di preservare il rapporto fiduciario tra avvocato e cliente. L’inviolabilità del segreto per tutti i fatti conosciuti dall’avvocato in ragione del rapporto con il proprio assistito è elemento essenziale del diritto di difesa, nel quale non si possono aprire brecce e su cui non sono possibili mediazioni, trattandosi di un valore assoluto della nostra civilità giuridica, e del resto, nel nostro ordinamento, il compito di inquisire e trovare prove o elementi d’indagine a carico del presunto reo è affidato ad altri soggetti della giurisdizione e dell’amministrazione, di cui l’avvocato è contraddittore istituzionale. «Chiediamo ora il concorso della cultura laica e liberale – ha concluso Grillo - affinchè si avvii in Italia e negli altri paesi Comunità Europea una approfondita riflessione sui principi e valori richiamati, con la necessaria rivisitazione di tutte le norme che compromettono il ruolo dell'avvocato». Roma, 31 gennaio 2008 Di seguito la traduzione, a cura dell’OUA, dell’articolo pubblicato su “Le Monde” il 26 gennaio 2008 e la versione originale La Corte Costituzionale belga ha reso, mercoledì 23 gennaio, una pronuncia che, per la sua portata, dovrà influenzare la legislazione degli Stati membri dell'Unione Europea nel campo della lotta il riciclaggio dei capitali e il finanziamento del terrorismo. La Corte era stata adita dall'ordine degli avvocati belgi e dal Consiglio degli avvocati dell'Unione Europea, con sede in Bruxelles. La loro domanda riguarda delle disposizioni di legge belghe che, a partire dal 2004, obbligano sotto pena di ammenda, gli avvocati ad informare le autorità dei fatti o dei sospetti di riciclaggio di danaro. Possono loro sottomettersi a tali regole senza mettere in pericolo la loro indipendenza il loro segreto professionale e il loro dovere di lealtà nei riguardi dei propri clienti? "NO" sostenevano i ricorrenti, contraddetti dal governo belga. La corte costituzionale ha dato loro ragione. Essa non ha annullato che degli aspetti secondari della legislazione in vigore ed ha optato piuttosto per una riscrittura profonda delle norme. I magistrati hanno ritenuto che gli avvocati "non possono essere confusi con le autorità gravate della ricerca delle infrazioni". Per la Corte, la regola del segreto professionale deve talvolta cedere, ma unicamente "per motivi imperativi" e la sua mancata applicazione deve essere "strettamente proporzionale". Il segreto è "un principio generale che partecipa fa parte del rispetto dei diritti fondamentali" che deve essere rispettato dall'avvocato che assiste un cliente , lo difende o gli da un semplice parere fuori da una procedura giudiziaria. La legge Belga risulta, per larga parte, una trasposizione delle direttive europee successive, adottate per lottare contro il ricorso, apparentemente sempre più frequente, alle professioni giuridiche da parte delle organizzazioni criminali necessitanti di ripulire il loro denaro. Queste norme obbligano tutti gli esercenti una professione finanziaria, e soprattutto i notai, i gioiellieri, gli antiquari, i trasportatori di fondi a denunciare i fatti dei quali vengono a conoscenza dal momento in cui l’ammontare in gioco superi i 10.000,00 Euro. Gli avvocati sono stati inclusi nel campo di applicazione della direttiva in particolare in quella adottata nel dicembre del 2001. DIRITTI FONDAMENTALI Per gli avvocati belgi, appoggiati dai loro omologhi europei, tale situazione viola il diritto ad un giusto processo, gli indagati sono privati della garanzia che ciò che confidano a un avvocato non sarà divulgato in futuro. L'ordine degli avvocati di Parigi ha lanciato una petizione contro la tredicesima direttiva, adottata il 26 ottobre 2005 Ed in vista di recepimento in Europa, che intende acuire gli obblighi di cooperazione e informazione degli avvocati: "denunciare su la sola base di un sospetto sarà rovinare un diritto fondamentale, quello di poter ricorrere, senza rischio di essere traditi, a un confidente necessario che gli chiarisca i propri doveri e diritti", afferma la petizione. In Francia un procedimento simile a quello belga è pendente avanti al Consiglio di Stato. La Corte Europea di Giustizia, in Lussemburgo, non ha accolto tale quale l'obiezione degli avvocati. Nel 2007, adita dagli avvocati belgi, francesi e olandesi, ha tuttavia ricordato la preoccupazione di uno stretto rispetto dei diritti fondamentali in tutta la procedura. Madame Francois Tulkens, uno dei difensori dei ricorrenti, si è rallegrata per la pronuncia della Corte Costituzionale. "Gli obiettivi perseguiti dalle direttive europee non giustificano i mezzi utilizzati. Bisogna ricordare che gli avvocati che commetteranno delle infrazioni sono esposti a gravi sanzioni penali e disciplinari, spiega. Peter Koves, presidente del Conseil des barreux Européenes evoca"un fermo richiamo all'ordine, ritenendo impensabile obbligare gli avvocati a tradire i loro clienti".